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I fili rossi di Gioachino


Il quinto paio di mani prestato a Rossini è quello del clarinettista tedesco Nicolai Pfeffer, impegnato a inarcare con vellutata cantabilità la Fantasia op. 27 di Ivan Müller (sulla cavatina «Ecco ridente in cielo» dal Barbiere) come pure a sgranare impossibili notine in una parafrasi di Andreas Tarkmann (sulla cabaletta «Del periglio al fiero aspetto» da Maometto II). Le sue doti, nell’àmbito sia dell’espressivo sia del virtuosistico, si apprezzano meglio nel cortile del Palazzo Ducale, il 20 luglio, durante un concerto di più grandiosa concezione. Si tratta questa volta di celebrare la memoria di Alberto Zedda, padre del festival, mediante più stili di Rossini da lui amato sopra ogni altro. A completamento del prezioso florilegio di parafrasi rossiniane raccolto dal Valle d’Itria, Pfeffer presenta l’Introduzione, tema e variazioni del Pesarese, coevi della Donna del lago (1819) e basati sulla ben nota cabaletta della sortita di Malcom: tanto più illuminante, in un festival di belcanto, per il musicista come per l’ascoltatore, è questo scambio di testi, fraseggi e prospettive, tra scritture e tecniche da una parte vocali, dall’altra strumentali.

Sfarzoso è l’accompagnamento a Pfeffer, sia poiché l’Orchestra Accademia Teatro alla Scala vanta spolvero superiore nel presentarsi al completo di legni e ottoni (contro la timidezza degli archi), sia poiché la concertazione passa a Fabio Luisi, direttore musicale del festival, assai motivato dalla monografia rossiniana (che invero gli calza a pennello)

https://www.apemusicale.it/joomla/recensioni/44-concerti2018/6398-martina-franca-festival-della-valle-d-itria-16-20-07-2018

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